index Infinite trasgressioni

Performance all’ insegna della cultura e della stravaganza

Giorno 28 giugno, ore 18, presso la galleria “La Pigna”, sita in Roma, via della Pigna 13°, Pal. Maffei  Marescotti  : “Infinite trasgressioni. La Capri della marchesa  Casati “. Performance all’ insegna della cultura e della stravaganza ! Luciano Garofano , giornalista, ha operato un vero transfert nel passato ed ha coinvolto il numeroso pubblico nella vita e nelle vicende di una donna che ha lasciato il segno nel mondo culturale del ‘900. Capri però è  legata , in primis , all’imperatore Tiberio (42 a.C.-37 d.C.) il quale lasciò Roma e si ritirò a vita privata per dedicarsi all’ozio contemplativo. La sua residenza fu Villa Jovis, costruita nel  I SEC d. C, sull’estremo  promontorio est dell’isola ;si estendeva su un’area di 7000 m.q. e la vista abbracciava buona parte del golfo di Napoli. Caratteristica architettonica delle ville classiche del periodo romano, ma sembrava una piccola fortezza. L’antico faro utilizzato per le segnalazioni con la terraferma e per le osservazioni  astronomiche , è crollato a causa di un terremoto, pochi giorni dopo la morte di Tiberio.

Tacito e Svetonio gli attribuirono violenza e perversioni di ogni genere; sembra addestrasse fanciulli  in tenerissima  età e, dal “Salto di Tiberio “ facesse precipitare in mare i suoi nemici. Le orge sarebbero state all’ ordine del giorno e si sarebbero svolte davanti ad una collezione di dipinti erotici di arte greca. Profondo fu l’odio  che  Tiberio suscitò tra i suoi collaboratori e tra il popolo. La sua fama fu pessima capostipite dei dissoluti sbarcati sull’isola. Capri fu l’isola della trasgressione e, spesso, dal nord Europa molti si recarono a Capri, nell’800 , per vivere in libertà i loro sogni erotici. Nacque così il mito della diversità dell’isola , dal ‘900 fino ad oggi. La Grotta Azzurra , prestigioso ninfeo dell’età romana  ,venne conosciuta nel 1826, quando fu visitata dal tedesco August  Kopisch. Ai tempi di Tiberio veniva utilizzata come ninfeo marittimo ed era un’appendice subacquea di una villa augusto-tiberiana. Testimonianze sono le numerose statue romane ed altre creature marine che, in origine, erano appese alle pareti con ganci. Nel 1963 furono trovate sul fondo ed oggi sono custodite nel Museo della Casa Rossa. L’archeologo Amedeo Maiuri intuì il carattere di ninfeo marino della Grotta Azzurra. Dopo il tramonto dell’impero romano, la Grotta  fu condannata ad un lungo declino perché, antiche leggende capresi, volevano la Grotta abitata da spiriti maligni. Nel 1826 il poeta prussiano August Kopisch, esplorò la grotta e la definì azzurra e la fama si divulgò in tutto il mondo. Il movimento romantico fu molto sensibile e Capri fu vista come terra promessa, come isola magica. La GROTTA  cambiò le sorti dell’isola e , molti viaggiatori vi si stabilirono per il resto della vita.

Divenne, però, anche luogo di traffici e, avventurieri, fuggiaschi, stravaganti uomini e donne, dalla sessualità ambigua , vi si stabilirono. Oscar Wilde, col suo giovane amante (1897) fu allontanato dall’ Hotel Quisisana  perché davano scandalo; C. Allers , 1894, scappò dall’isola  per violenza sui minori. Un ufficiale tedesco fece costruire la strada che da Capri porta ad Anacapri. Isola inquietante e polo magnetico, zona franca…la piazzetta era coacervo di intrighi, di scandali e di eccessi.

E a Capri approdò anche la marchesa Luisa Casati , inquietante figura di donna con ingente patrimonio, apparteneva ad una delle famiglie più ricche d’Italia. Non era nobile ma , il matrimonio col marchese Camillo Casati (1899 ) da cui ebbe una figlia,  le diede nobiltà e le si aprirono i migliori salotti. Ebbe una lunga relazione col vate Gabriele D’Annunzio che provocò scandalo. Egli la venerava ma lei, magrissima e pallidissima dalla folta capigliatura, era inafferrabile , sempre sfuggente e misteriosa non si faceva intrappolare…tanti i tradimenti e, le amanti di D’Annunzio , sempre gelose di lei, spesso uscivano di senno. Era una donna particolarmente eccentrica , indossava abiti vistosi ed anche il trucco era esagerato. Ella desiderava divenire un’opera d’arte per mezzo del suo stile di vita e del suo aspetto; ricercò artisti affermati e giovani talenti che la ritraessero in oli, bozzetti, sculture, fotografie. Di lei rimangono ritratti e sculture di Giovanni Boldini, di Kees Van Dougen, Romaine Brooks , Ignacio Zuloaga, Cecil Beaton e del barone Adolph de Meyer. Fu musa dei futuristi : Marinetti, Depero, Boccioni. Secondo Jean Cocteau si era creata un tipo all’estremo. Capelli effetto fiamma ( degni di Corè. Regina degli Inferi ), occhi bistrati e pupille feline, rese enormi da colliri di belladonna. Alta, sottile, pelle adamantina e intenso maquillage, portò l’arte dentro e fuori di sé. Era molto legata a Leon Bakst, costumista dei “Ballet Russes” , in voga all’epoca. Il suo primo celebre travestimento per un ballo a S. Moritz,  fu creato proprio da Bakst ed anche l’aureo costume orientale fu ideato da lui e realizzato da Paul Poiret, apice della sartoria parigina. E ancora la lunga tunica presa dallo spettacolo “Le Dieu Bleu “, con copricapo svettante e tacchi altissimi, con il quale venne ritratta in compagnia di Mariano Fortuny  ( le celebri tuniche plissè, raggiunsero il successo anche in Francia).

Fu regina della notte  e, in piazza San Marco  organizzò una serata all’insegna del tango ( proibito a Roma ). Dedita all’occultismo e amante della magia. Nel 1930 si stabilì a Capri, al Grand Hotel Quisisana dove ella visse con grande libertà tutte le sue ambizioni e stranezze. Camminava con un lungo corteo dietro di uomini di colore  con levrieri al guinzaglio, con pappagalli, un ghepardo, il suo serpente Agamennone. Axel  Munte , amante della regina Vittoria di Svezia, ebbe con la Casati momenti di grande intimità. D’Annunzio aveva un debole per le donne bisessuali e diceva :” dovrebbe essere imbalsamata e messa in una teca “; Marinetti la definiva : occhi di tigre e Cocteau “ il bel serpente  del paradiso terrestre “.

Poi il destino le chiese il conto : ella aveva dilapidato tutta la sua fortuna, fu costretta ad andar via da Capri perché non poteva mantenere tutta la squadra  al suo seguito. Finì in bancarotta a 50 anni, vendette tutti i gioielli e raggiunse la figlia Cristina  a Londra ; qui visse di stenti  e morì  a 76 anni. “L’ età non può apprezzarla né l’abitudine rendeAzzurra. Dopo il tramonto dell’impero romano, la Grotta  fu condannata ad un lungo declino perché, antiche leggende capresi, volevano la Grotta abitata da spiriti maligni. Nel 1826 il poeta prussiano August Kopisch, esplorò la grotta e la definì azzurra e la fama si divulgò in tutto il mondo. Il movimento romantico fu molto sensibile e Capri fu vista come terra promessa, come isola magica. La GROTTA  cambiò le sorti dell’isola e , molti viaggiatori vi si stabilirono per il resto della vita.

Divenne, però, anche luogo di traffici e, avventurieri, fuggiaschi, stravaganti uomini e donne, dalla sessualità ambigua , vi si stabilirono. Oscar Wilde, col suo giovane amante (1897) fu allontanato dall’ Hotel Quisisana  perché davano scandalo; C. Allers , 1894, scappò dall’isola  per violenza sui minori. Un ufficiale tedesco fece costruire la strada che da Capri porta ad Anacapri. Isola inquietante e polo magnetico, zona franca…la piazzetta era coacervo di intrighi, di scandali e di eccessi.

E a Capri approdò anche la marchesa Luisa Casati , inquietante figura di donna con ingente patrimonio, apparteneva ad una delle famiglie più ricche d’Italia. Non era nobile ma , il matrimonio col marchese Camillo Casati (1899 ) da cui ebbe una figlia,  le diede nobiltà e le si aprirono i migliori salotti. Ebbe una lunga relazione col vate Gabriele D’Annunzio che provocò scandalo. Egli la venerava ma lei, magrissima e pallidissima dalla folta capigliatura, era inafferrabile , sempre sfuggente e misteriosa non si faceva intrappolare…tanti i tradimenti e, le amanti di D’Annunzio , sempre gelose di lei, spesso uscivano di senno. Era una donna particolarmente eccentrica , indossava abiti vistosi ed anche il trucco era esagerato. Ella desiderava divenire un’opera d’arte per mezzo del suo stile di vita e del suo aspetto; ricercò artisti affermati e giovani talenti che la ritraessero in oli, bozzetti, sculture, fotografie. Di lei rimangono ritratti e sculture di Giovanni Boldini, di Kees Van Dougen, Romaine Brooks , Ignacio Zuloaga, Cecil Beaton e del barone Adolph de Meyer. Fu musa dei futuristi : Marinetti, Depero, Boccioni. Secondo Jean Cocteau si era creata un tipo all’estremo. Capelli effetto fiamma ( degni di Corè. Regina degli Inferi ), occhi bistrati e pupille feline, rese enormi da colliri di belladonna. Alta, sottile, pelle adamantina e intenso maquillage, portò l’arte dentro e fuori di sé. Era molto legata a Leon Bakst, costumista dei “Ballet Russes” , in voga all’epoca. Il suo primo celebre travestimento per un ballo a S. Moritz,  fu creato proprio da Bakst ed anche l’aureo costume orientale fu ideato da lui e realizzato da Paul Poiret, apice della sartoria parigina. E ancora la lunga tunica presa dallo spettacolo “Le Dieu Bleu “, con copricapo svettante e tacchi altissimi, con il quale venne ritratta in compagnia di Mariano Fortuny  ( le celebri tuniche plissè, raggiunsero il successo anche in Francia).

Fu regina della notte  e, in piazza San Marco  organizzò una serata all’insegna del tango ( proibito a Roma ). Dedita all’occultismo e amante della magia. Nel 1930 si stabilì a Capri, al Grand Hotel Quisisana dove ella visse con grande libertà tutte le sue ambizioni e stranezze. Camminava con un lungo corteo dietro di uomini di colore  con levrieri al guinzaglio, con pappagalli, un ghepardo, il suo serpente Agamennone. Axel  Munte , amante della regina Vittoria di Svezia, ebbe con la Casati momenti di grande intimità. D’Annunzio aveva un debole per le donne bisessuali e diceva :” dovrebbe essere imbalsamata e messa in una teca “; Marinetti la definiva : occhi di tigre e Cocteau “ il bel serpente  del paradiso terrestre “.

Poi il destino le chiese il conto : ella aveva dilapidato tutta la sua fortuna, fu costretta ad andar via da Capri perché non poteva mantenere tutta la squadra  al suo seguito. Finì in bancarotta a 50 anni, vendette tutti i gioielli e raggiunse la figlia Cristina  a Londra ; qui visse di stenti  e morì  a 76 anni. “L’ età non può apprezzarla né l’abitudine rendere  insipida la sua varietà infinita “. (da Antonio e Cleopatra di W.Shakespeare). Oltre al relatore Luciano Garofano, un ringraziamento particolare alle organizzatrici : Myriam Peluso e Gemma  Gesualdi  che hanno realizzato magnifici eventi.

Carmela Costanzo

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