Alle tre di notte le nuove schiave sono già per strada, con la bustina contenente il panino. Vengono caricate sui pullman granturismo e portate nei campi. I turni di lavoro sono estenuanti, disumani, lavorano per 12/ 14 ore al giorno. La sig. Paola Clemente, raccoglieva l’uva, morì per l’enorme fatica! Dal Piemonte alla Puglia, alla Sicilia, le vittime non sono solo i migranti ma anche gli italiani. Sono senza contratto, salario bassissimo, ricatti, abusi, imposizioni di alloggi. Nel territorio  di Vittoria(RG), 5 mila donne rumene subiscono ogni sorta di violenza e vivono in campagne isolate. Il sindacato di strada, con un camper va a cercarle ma loro hanno paura! Lo sfruttamento viaggia di pari passo con la tratta di esseri umani; 40 mila donne braccianti vengono sfruttate per la raccolta dell’uva, dei pomodori, delle fragole etc.; la minaccia a qualunque tentativo di ribellione è: domani resti a casa!

 Spesso la criminalità organizzata si infiltra nel tessuto sociale e produttivo del territorio e ne limita la crescita. Oltre alle organizzazioni criminali tradizionali, radicate nel territorio, oggi vi sono nuove forme di criminalità emergenti, connesse al mondo della finanza e del riciclaggio.

Le forme tradizionali di criminalità, nate e cresciute nel territorio di appartenenza, grazie allo sfruttamento delle attività agricole e del relativo indotto, negli ultimi decenni si sono trasferite nell’Italia del nord, affiancandosi e/o sostituendosi alle organizzazioni criminali già presenti. L’aumento dei margini di profitto della filiera agroalimentare ha causato un interesse criminale verso il settore dell’agroindustria che non si limita alla sola produzione del fabbisogno nazionale ma si è interconnesso ad una rete di scambi commerciali su scala globale.

L’Italia è il paese con il maggior numero di prodotti agroalimentari a denominazione di origine e a indicazione geografica, ufficialmente riconosciuta dall’Unione Europea. Per agroindustria si intendono le fasi successive alla produzione: le lavorazioni intermedie, la manifattura del prodotto commerciale, la commercializzazione e la distribuzione dello stesso.

L’aspetto occupazionale dell’agroalimentare è rilevante (il 12,2% degli occupati nazionali è occupato in questo settore). Le opportunità lavorative, offerte dal settore, sono decisive soprattutto nel Mezzogiorno, dove la disoccupazione giovanile è alta.

Il crescente interesse per gli aspetti qualitativi legati al cibo e ai paesaggi rurali ha, negli ultimi decenni, consentito un florido sviluppo legato agli aspetti turistici e culturali della filiera agroalimentare. Numerosi gli agroturismi e numerosi gli eventi culturali e le sagre che hanno favorito il turismo nazionale ed estero.

Nel novembre 2010 l’Unesco ha riconosciuto la dieta mediterranea patrimonio culturale dell’ umanità. Tra le motivazioni si legge: ” la dieta si fonda nel rispetto per il territorio e per la biodiversità e garantisce la conservazione e lo sviluppo delle attività tradizionali e dei mestieri collegati alla pesca e all’agricoltura nelle comunità del Mediterraneo”. Riconoscimento importante sia per la nostra cultura legata all’alimentazione, sia per i nostri prodotti, famosi in tutto il mondo. La cultura millenaria, le tecniche artigianali e la qualità del nostro cibo hanno reso i nostri prodotti famosi in tutto il mondo.

Spesso produttori non italiani, hanno sfruttato questa peculiarità a vantaggio dei loro prodotti, camuffandoli con tricolori e nomi che suonano come italiani.

Negli USA sono in commercio 20 miliardi di dollari di alimenti “Italian Sounding”, contro una esportazione alimentare italiana che vale 2 miliardi. I prodotti più imitati sono: il parmigiano reggiano, il grana padano, il gorgonzola. All’estero, molti produttori commercializzano finti prodotti Made in Italy.

L’Associazione no profit Reliability, ha sviluppato recentemente una “App” per aiutare i consumatori italiani ed esteri a smascherare finti prodotti Made in Italy, leggendo l’etichetta. L’applicazione è in grado di reindirizzare l’utente sulle pagine web della casa produttrice, dove è possibile effettuare un riscontro ed avere informazioni sul prodotto che si sta per acquistare.

Anche nei supermercati  low- cost e discount, spesso, dietro ad un prezzo conveniente e ad un’etichetta scritta in italiano, si nasconde un prodotto che non lo è assolutamente. E’ il caso di formaggi freschi, mozzarelle prodotte in Germania e in Polonia, spesso da cagliate congelate.

Ma, in attuazione del Regolamento UE N.1169/2011, è obbligatorio, per i produttori, indicare sulle confezioni di latte fresco e di tutti i prodotti del comparto lattiero-caseario, in maniera chiara, visibile e, facilmente leggibile, il paese d’origine delle materie prime utilizzate.

C’è ancora tanto lavoro da fare per tutelare i nostri prodotti, soprattutto perché, mai come oggi, il cibo e la cucina italiana vengono apprezzati moltissimo all’estero.

La Chef star inglese, Jamie Oliver, ha dato vita al Jamie’s  italian, un franchising mondiale di 15 ristoranti di cucina italiana, di cui solo 6, nel Regno Unito.

Carmela Costanzo

Un pensiero riguardo “” La schiavitù del 21°secolo”

  1. Nessun commento sull’articolo di Carmen Costanzo che rappresenta una indagine/denuncia vera e propria. L’unica domanda mia personale riguarda il controllo su questa attività delinquenziale, fuori epoca e delittuosa nei confronti di chi in ombra e lontana dalle istituzioni, spende la propria vita sui campi.

    Ma lo Stato italiano dov’è???? I controlli dove sono??” Le Regioni cosa vedono???? Con gli elicotteri e con i “Droni” controllano se o meno un ragazzo in Pandemia prende il sole. Se un contadino nel suo giardino (sottolineo suo terreno) viene redarguito (ed a volte multato) perchè fuori casa senza la mascherina. Nessuno mi toglie dalla mente che questi delitti che si consumano sui campi agricoli e sulla pelle di poveri derelitti avvengono con la connivenza di delinquenti “Caporali” ma con la tacita condivisione dello Stato.

    E’ qui che si deve intervenire con la Magistratura supponente e buonista.

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