gettyimages-537125585-1024x1024.jpg Speciale Pier Paolo Pasolini. Le ceneri di Gramsci

Le ceneri di Gramsci  (Pasolini 1954 )

Non è di maggio questa impura aria

che il buio giardino straniero

fa ancora più buio, o l’abbaglia

con cieche schiarite…questo cielo

di bave sopra gli attici giallini

che in semicerchi immensi fanno velo

alle curve del Tevere, ai turchini

monti del Lazio…Spande una mortale

pace, disamorata come i nostri destini,

tra le vecchie muraglie l’autunnale

maggio. In esso c’è il grigiore del mondo,

la fine del decennio in cui ci appare

tra le macerie finito il profondo

e ingenuo sforzo di rifare la vita;

il silenzio fradicio e infecondo….

Dal buio Cimitero degli Inglesi (quartiere Testaccio Roma) Pasolini, davanti alla tomba di Antonio Gramsci, alza gli occhi al cielo schiarito da nuvole striate, poi volge lo sguardo agli attici dell’immensa città sullo sfondo che seguono le curve del Tevere, come un velo di giallo, contro il campo dei monti turchini…Un maggio grigio come il mondo e il profondo, cioè lo sforzo di “rifare la vita“ è finito tra le macerie (lo sforzo è Marx , è Gramsci? ). Pasolini, sulla tomba di Gramsci e forse anche sulla sua tomba di poeta eretico, proclama l’avanzare del nuovo potere capitalistico e della nuova ideologia in cammino : egli è un grande umanista postmoderno e comprende come l’ omologazione ed il consumismo avessero  il sopravvento. La società italiana degli anni ’60 si era assoggettata al dominio del consumismo di massa con la conseguenza dello svuotamento di moralità e di significato della vita stessa.  Egli valutava le cose dalla periferia romana e coglieva i contrasti tra l’emarginazione sociale e il brillio delle conquiste materiali e diceva : l’Italia mi sembra un tugurio i cui proprietari sono riusciti a comprarsi la televisione e, i vicini, vedendo l’antenna dicono :sono ricchi, stanno bene! Milioni di famiglie erano uscite dalla miseria sì, ma la vita dei ceti operai era frutto di grandi sacrifici e di asprissime lotte…Pasolini ha lo sguardo del veggente : un futuro tragico fatto di uomini ridotti ad automi ; i beni superflui rendono superflua la vita ; la tecnica nega l’arte, uccide l’umanità, cioè l’umano nell’uomo!

Oh generazione sfortunata !

Cosa succederà domani, se tale classe dirigente-

quando furono alle prime armi

non conobbero la poesia della tradizione

ne fecero un’esperienza infelice perché senza

sorriso realistico gli fu inaccessibile

e anche per quel poco che la conobbero, dovevano dimostrare

di volerla conoscere sì ma con distacco, fuori dal gioco.

Oh generazione sfortunata !

piangerai, ma di lacrime senza vita

perché forse non saprai neanche riandare

a ciò che non avendo avuto non hai neanche perduto!

Carmela Costanzo

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