La nomina in rosa, del Presidente del Consiglio, ha messo in ginocchio il narcisismo incravattato e
non del maschio alfa italiano.
Si chiama Giorgia ma potrebbe chiamarsi anche Maria, Francesca o Giosaffatta perchè il dato
fondamentale, al di là del colore politico, delle competenze e del tipo di personalità, è soprattutto il
fatto che appartenga al gentil sesso.
Gentil sesso che tanto gentile non è più da quando rivendica il proprio posto nel mondo del lavoro
e nel vertice delle amministrazioni pubbliche e private e che, a gran voce, ormai da tempo,
dimostra che “ oltre le gambe c’è di più” come canta Sabrina Salerno .
Al vertice del Governo italiano c’è il fiocco rosa che abbaglia e disorienta i colleghi politici del sesso
forte che mostrano apprezzamento e approvazione ma che, sotto sotto, nei meandri inconsci della
loro mente, fanno i conti con la “forza” sessista che vacilla.
Una “forza” che gli uomini più attempati, dell’alta politica italiana, seppur emancipati, sono figli di una
educazione maschilista che alberga nel loro cuore e nella loro mente e che detta le regole, orienta
le opinioni e ne determina le azioni, malgrado l’apertura mentale verso il gentil sesso. Appaiono
colti, all’avanguardia e degni appartenenti all’era arcobaleno ma, come dottor Jekyll e mister
Hyde, loro malgrado, hanno una doppia personalità.
Doppia faccia che contempla la parità di genere ma anche la necessità delle quote rosa che ne
garantisca la reale applicazione nel mondo del lavoro. Ambiguità che, inevitabilmente, coniuga il
passato con il presente e fa i conti con una differenza di valori di genere che va veloce e che non è
facile da metabolizzare, se non in modo formale e superficiale.
Nelle poltronissime di Camera e Senato non siedono solo le teste canute giacca e cravatta e borsa
ventiquattro ore di vera pelle, figli dell’Italia maschilista, ma anche le nuove leve dell’alta politica
italiana con lo zaino ecologico sulle spalle e look sobrio e moderno, uomini all’avanguardia ma che
spesso brancolano nel buio, non sono capaci di trovare il fil rouge che li conduca verso la soluzione
della complessa e problematica questione di genere.
Oggi assistiamo ad una vera rivoluzione culturale che ha costretto i politici italiani a rivedere il
concetto di donna, li rende oratori impeccabili nel difendere il diritto delle pari opportunità nel
decantare il valore delle loro colleghe. Peccato però che, tra il dire e il fare, c’è di mezzo la capacità di
metabolizzare gli stereotipi che, per secoli, hanno dominato la nostra cultura maschilista.
Il maschilismo non è “morto” anzi è vivo e vegeto ma si è dovuto adattare ai tempi e ha dovuto
modulare, equilibrare, mediare la sua espressione visto che, il maschilista purosangue, non va più
di moda anzi è danneggiato e criticato e non ottiene consensi e voti.
A ricordarci che il divario di genere non è cambiato in modo sostanziale, al di là delle apparenze,
sono i dati riguardanti l’epidemia COVID 19 che, nell’ambito del lavoro , ha penalizzato
soprattutto delle donne che sono state costrette ad occuparsi della famiglia, rinunciando al lavoro.
Ecco che, il fiocco rosa sulla porta del Governo, ci ricorda che è nata una nuova, grande opportunità che
conduce alla valorizzazione delle pari opportunità.
Una nuova nascita che, come un neonato, è fragile e ha bisogno di attenzioni e di cure. Ha bisogno di
tempo per crescere e di forza e vigore per farsi strada.
Nutrire la neonata visione femminile, in capo al Governo Italiano, richiede tempo e soprattutto
necessita di smascherare la voce della frustrazione, della rabbia e della critica della parte
“maschilista” che non è affatto scontata e facile scardinare.
Sarebbe ingenuo pensare che ci sia solo entusiasmo, gioia e accettazione, da parte della politica italiana, a comprendere che una donna sia in grado a rappresentare nel mondo, il nostro Paese. La donna, in un mondo declinato al maschile, ha sempre dovuto lottare per far capire che la femminilità può essere vista anche nel senso civettuolo, ma è corredata da intelligenza poliedrica, forza psichica, coraggio, intuito, sensibilità e spirito di sacrificio. La donna non è nata dal piede, ma dalla costola dell’uomo e quindi, a prescindere dal colore politico, la sua cooperazione rafforza i valori umani.
Roma 30-12-2022 Maura Ianni
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