La donna calabrese è forte e tenera, materna oltremisura.
Ha sostituito l’uomo, costretto ad emigrare nelle Americhe, su imbarcazioni di fortuna dopo mesi di traversata, in cerca di fortuna, sottoponendosi ai lavori più umili e faticosi. A volte ha raggiunto il suo uomo ed ha ricostituito il nucleo familiare. Ha sempre portato la Calabria nel cuore e ha riproposto gli usi e i costumi della sua terra (il pane fatto in casa, i salumi, i formaggi, le conserve etc.) Un pezzo di Calabria si è trasferito all’estero e, gli anziani, pur mantenendo gli usi e i costumi, si struggono di malinconia. Molte donne sono state abbandonate dai mariti lontani che si sono rifatti una nuova famiglia. E loro hanno indossato il lutto perenne, con il viso indurito, scolpito nella pietra per il dolore, si aggirano tra i muri antichi del loro paese e suggono la linfa di madre terra, per ritrovare la forza di andare avanti.
La donna calabrese ( è triste dirlo), sostituisce il marito” boss”, quando costui è in carcere, affronta i capi ed arma la mano del figlio maschio a cui passa l’infausto testimone. Quando il marito è presente, lei sta in cucina, ascolta e poi, dispensa consigli. Sicuramente la nostra terra, definita da Corrado Alvaro “aspra e selvaggia come appena balzata dalla Creazione” ha generato donne forti, volitive, che riescono ad ottenere ciò per cui hanno lottato, a costo di enormi sacrifici.
Oggi , spesso, fanno la valigia e vanno a lavorare dove il merito vale, moltissime donne, ma anche giovani ragazzi, si sono stabiliti nel nord Italia, in Germania, in America, addirittura in Australia e, si sono affermati nel mondo del lavoro, ma soprattutto nella ricerca scientifica. Peccato che poi non ritornano nella nostra terra e, rendono grandi altri paesi. Rappresentano comunque un grande orgoglio per noi calabresi.
Roma 7 maggio 2022 Carmela Costanzo

