La mia città millenaria, un tempo centro culturale, artistico, commerciale, economico, fulcro e capoluogo della Calabria, giace in uno stato di abbandono!

Ogni anno, quando ritorno, vado a fare visita ai miei cari, che riposano nel cimitero della città. All’ingresso principale, del cimitero monumentale, ci accoglie il Santo Patrono: San Vitaliano.

La statua è adagiata su una base geometrica di cemento senza colore e senza decori; non ho visto neanche un fiore, ma erbacce secche e sterpaglie (né rispetto, né amore per i defunti).

La storia di questa città affonda le radici nella stirpe di Italo, fratello di Dardano, progenitore dei Troiani. Poi, la popolazione fu governata dai bizantini i quali spostarono le popolazioni della città magno-greca verso le zone elevate; le incursioni saracene non davano tregua. Fu avviata la costruzione della fortezza Katantzarion e trionfò la lavorazione della seta e la coltivazione del gelso. Nel X secolo fu occupata dai Saraceni e divenne un emirato arabo. Tornò ancora sotto il dominio bizantino ne sono testimonianza i vecchi quartieri artigiani: Cocole, Filanda, Fondachello, Grecia, Paesello, Zingarello, sorti in età medievale: un dedalo di viuzze strette e caratteristiche. Nel 1069, cadde sotto l’assedio dei Normanni. Roberto il Guiscardo fece costruire il castello normanno o d’Altavilla, simbolo, ancora oggi, della città. Fiorirono le arti e i mestieri, la seta e gli scambi commerciali con l’Europa e con l’Oriente. Nel 1519 Carlo V concesse l’Istituzione del Consolato dell’arte della seta; lo Statuto è conservato presso la biblioteca della Camera di Commercio di Catanzaro. Meritò il titolo di” Magnifica et Fidelissima “e poté fregiare il proprio stemma con l’Aquila Imperiale ( ha la testa rivolta a destra, armata di corona, in atto di sollevarsi in volo). Nel seno, a forma di scudo vi sono tre monti, sopra i quali vi è una corona. Col becco tiene una fascia sulla quale è il motto ” Sanguinis effusione”.

Dopo il dominio degli Svevi, degli Angioini e degli Aragonesi, cominciò, per la città, un lento declino, che, solo dopo il Risorgimento, ricominciò a vivere. Furono abbattute le viuzze e le casupole e fu costruito il lungo Corso Mazzini, ai cui bordi nacquero tanti caffè, imponenti palazzi, centri culturali a cui parteciparono maestri locali e forestieri.

Palazzo Fazzari, progettato dall’architetto fiorentino (1870-74), fu costruito sui resti di antiche strutture esistenti, nell’antico quartiere della Giudecca. Si affacciava su Corso Vittorio Emanuele, oggi Corso Mazzini. All’interno, l’arredamento è in stile tardo- barocco rococò.

Nel 1593 Catanzaro fu nominata capoluogo della provincia calabra ulteriore.

Oggi è ancora capoluogo di regione ed è sede di molti enti, associazioni, istituzioni. Accoglie la Giunta Regionale della Calabria. La Corte d’Appello è la più antica e prestigiosa; inaugurata, nel1809 dal re Gioacchino Murat e, per volere di re Ferdinando I° “Gran Corte Civile”. Dopo l’ Unità d’Italia, 1861, la Regia Udienza, che esisteva dal 1600, stabilì che la Corte non doveva essere spostata da Catanzaro e che sarebbe dovuta rimanere lì in eterno.

Nei tempi passati, molto lontani, numerose civiltà e popolazioni si sono insediate in una terra speciale, per la ricchezza e per la varietà naturalistica. Ognuna di loro ha preso qualcosa ma sicuramente ha arricchito la città i cui abitanti hanno imparato l’arte della seta, dei velluti, dei damaschi e li ha diffusi nel mondo.

Si, era racchiusa in un castello, in uno scrigno prezioso ma, col tempo, l’estensione tentacolare ha finito con l’abbandonare il centro storico; ricordo le lunghe passeggiate, l’eleganza, i bar con i tavolini all’esterno e l’orchestra Munizza che dava un tocco di magia ed un’atmosfera gioiosa. La città poi, ha assunto una posizione tentacolare, si è diramata in mille direzioni, a seconda degli interessi privati. E i cittadini devono sottostare allo strapotere dei burocrati e faccendieri, i quali non vedono e non sentono; vivono in un mondo lontano dalla realtà e dall’umanità.

Certamente non si può affermare che i cittadini fossero stati rozzi e ignoranti, preferisco tornare al passato, quando i palazzi nobiliari pullulavano di dame e cavalieri e la donna veniva rispettata ed ossequiata. Non si può neppure affermare che fosse una città indifferente alla cultura infatti, nel 1560, in città era presente l’antico Collegio dei Padri Gesuiti che istruivano ed educavano, gratuitamente, giovani studenti laici. Con un Decreto del 1769 di Ferdinando IV, il Convitto diventò Scuola Regia, con convitto annesso. Giuseppe Bonaparte, nel 1812 Gioacchino Murat elevò a Liceo il Collegio di Catanzaro e incluse l’istruzione universitaria di Giurisprudenza ed altre facoltà. Dopo la Legge Casati, l’Istituto si trasformò in Real Liceo Ginnasio e Convitto Nazionale e fu intitolato al filosofo calabrese Pasquale Galluppi.

Polibio fu il I° storico a parlare di Catanzaro.

Sono molti i palazzi storici della città:

Pal Grimaldi, che risale al XVII sec. ed è situato su Corso Mazzini, nei pressi del Duomo. Fu acquistato da Gregorio Grimaldi nel 1654 e rimase di proprietà della famiglia fino al 1851. Fu poi venduto a Pasquale Montuori e infine alla famiglia Conidi. E’ tra le dimore più belle e raffinate della città di Catanzaro. Realizzato in stile neoclassico su due livelli, piano terra e piano nobile. Il portale è sovrastato da una balconata sobria ma elegante e, dall’ingresso, attraverso l’androne chiuso da un arco ribassato, si accede alla elegante corte ottocentesca, dove erano allocate le scuderie. La corte centrale è caratterizzata da archi a tutto sesto; una doppia rampa d’accesso, conduce al piano nobile.

I sontuosi saloni del palazzo Grimaldi Conidi confermano eleganza e raffinatezza. Nel 1800 fu dimora della famiglia Grimaldi; l’avv. catanzarese Bernardino Grimaldi, fu per oltre trent’anni parlamentare e per otto volte ministro del Regno. I particolari, nei materiali strutturali e negli arredi sono di grande interesse storico. Lo scalone d’accesso ha una pavimentazione di grande pregio, è costituita da lastre di marmo verde di Gimigliano; i grandi lampadari a gocce sono di cristallo di Boemia e i dipinti e gli oggetti d’arredo, rendono il palazzo prestigioso.

Palazzo De Nobili

E’ un palazzo patrizio, costruito nei primi anni dell’800, su volontà di Emanuele De Nobili e della moglie Olimpia Schipani. Nel palazzo fu ricevuto Giuseppe Bonaparte, con grande sfarzo. Nel 1861 la famiglia decise di cedere il prestigioso palazzo al Comune. La Sala del Consiglio è ornata dagli affreschi di Tarcisio Bedini e riprendono momenti importanti della storia cittadina. Nel Salone di Rappresentanza, con soffitto a cassettoni, di legno, emerge lo stemma della città, opera di Guido Parentela. Vi sono molti dipinti ad olio, in cui sono ritratti alcuni sindaci; sono opere di Pileggi, Cefaly e Parentela.

Complesso Monumentale San Giovanni

Sul colle più alto della città, Roberto il Guiscardo fece edificare un castello (1070), munito di cinta muraria, torri merlate ed una corte interna dalla quale si accedeva agli alloggi della guarnigione ed al palazzo comitale. Nel XV secolo, venne parzialmente distrutto ed i materiali vennero utilizzati per abbellire la Cattedrale e per costruire la chiesa di San Giovanni e per abbellire la chiesa dell’Osservanza. Nel 1589, la Congregazione dei Bianchi di Santa Croce, che si occupava degli infermi, chiese all’Università

di poter utilizzare un padiglione da adibire ad ospedale. In seguito furono ospitati: l’ospedale, le carceri dell’Udienza, gli uffici del Genio militare. Ha ospitato le carceri fino al 1970, quando crollò il muraglione di via Carlo V. Del Complesso fanno parte: la Fontana del Cavatore, scultura bronzea (1951-54), realizzata dall’artista calabrese Giuseppe Rito; la Torre di Carlo V e le restanti mura del Castello. Solo nel 1986, furono avviati i lavori per il recupero strutturale del Complesso.

Nel 1998 il Colle di San Giovanni nacque a nuova vita e si aprì alle manifestazioni culturali: nel 1998, la mostra di Andrea Cefaly e nel 1999, le grandiose Tele di Mattia Preti, conferirono al Centro Espositivo di Catanzaro, la valenza della internazionalità.

Nella città sono presenti tanti altri palazzi signorili e ancora: l’Università degli Studi Magna Grecia, l’Accademia delle Belle Arti, il Pontificio Seminario Regionale S. Pio X, il Museo d’Arte Contemporanea, il Museo Storico Militare Brigata Catanzaro, Museo Numismatico provinciale (8000 monete), Museo diocesano di Arte Sacra, Museo delle Carrozze, Parco della biodiversità, Museo del Risorgimento, Caserma Florestano e tanto altro ancora.

Abbiamo quasi dimenticato i valori che hanno guidato i nostri padri. Il dio denaro e l’ambizione del potere hanno abbattuto i grandi ideali. La paura,” demone del nostro tempo”, costringe le coscienze ad adeguarsi, ad accettare le decisioni, gli obblighi, gli imperativi draconiani di gruppi invisibili che decidono le sorti degli uomini. Certo è sconvolgente sapere che la ricchezza di un paese è in mano ai malavitosi e che non si ha la possibilità di cambiare il sistema. Purtroppo il male si è diffuso in tutti i paesi della terra e, le persone perbene si sono rinchiuse nei loro recinti senza la possibilità di comunicare o di essere compresi; siamo diventati degli avatar e non riusciamo più a capire chi siamo veramente! Una massa informe in balia del vento.

UNA CITTA’, CON UN PASSATO TANTO GLORIOSO, NON PUO’ E NON DEVE MORIRE!

4 settembre 2021 Carmela Costanzo

Fontana del Cavatore
Palazzo Grimaldi Conidi

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