Madonna di Porto
Per la gente di Gimigliano il loro villaggio va oltre le mura medievali , oltre i campi e si estende fino alla Chiesa della Madonna di Porto. Gli abitanti sono molto devoti verso questa chiesa, anche quelli che sono emigrati da tempo. A casa dei miei nonni c’era la copia dell’immagine della Madonna di Porto, una Madonna dal volto anglosassone con un manto blu e due angeli in volo che le posano una corona sulla testa incorniciata da un’aureola. Il Bambino, anch’egli con corona ed aureola, le siede sul grembo afferrando con la mano un seno che fuoriesce da un’apertura nella veste rossa. Entrambi hanno uno sguardo intenso e un’espressione beata. Mia nonna pregava sempre la Vergine. Nel villaggio di mia nonna, ogni anno gli abitanti fanno una fiaccolata e portano una statua della Madonna dalla chiesa di campagna della Madonna di Porto a Gimigliano, a poche miglia di distanza. Alcuni fanno il tragitto a piedi, altri in ginocchio, la festa dura tre giorni. Lungo la strada tortuosa ci sono alcune edicole per la preghiera dei viaggiatori. La chiesa della Madonna di Porto è stata costruita nel luogo preciso in cui Maria apparve a un giovane che, nel 1753 si era smarrito. Pietro Gatto si era rifugiato in una grotta e la Madonna lo aiutò a ritrovare la strada di casa; ogni Pentecoste gli abitanti del luogo ricordano il miracolo. Osservando con attenzione il dipinto, notai che era diverso dalle copie di mia nonna; sebbene sia Maria che Gesù avessero i capelli dorati, la loro pelle era scura e le facce apparivano stanche e tristi, avevano la faccia degli italiani del Sud. Così capii che Maria era una contadina! 
Il paese di Mattia Preti-Taverna
Due catene montuose sorgono a sud di Gimigliano: le Serre e l’Aspromonte. A nord c’è il massiccio della Sila e il Pollino che separa la Calabria dalla Basilicata e, dal resto d’Italia. Il massiccio della Sila è diviso in tre sezioni. La Sila Piccola (nella parte più a sud è aggrappata Gimigliano), la Sila Grande e la Sila Greca(abitata da molte comunità albanesi di rito greco-ortodosso). Al centro della Sila Piccola, tra le fenditure delle montagne c’è Taverna , nota per aver dato i natali al famoso artista Mattia Preti. La chiesa del dodicesimo secolo: San Domenico sorge al termine di una strada senza uscita. Sui lati c’è una fila di edifici del XVIII sec. e il palazzo del barone. Un tempo Taverna sorgeva sul mare ma fu distrutta dai Saraceni nel X sec. e, come molti altri villaggi di mare, venne ricostruita all’interno; divenne prospera a partire dal XV sec. All’interno della chiesa le pareti erano ricoperte da stucchi giallo chiaro con decori bianchi e oro, la Madonna Addolorata teneva sulle ginocchia il Cristo morto e guardava la mano del figlio. La sua espressione era quella di una madre calabrese sconfitta. Il lato sinistro della chiesa era rivestito da dipinti di Mattia Preti, conosciuto come il Cavaliere Calabrese e, nel Seicento, fece parte della Scuola Napoletana. Il realismo delle sue opere ricorda Caravaggio. Il dipinto più grande, il Cristo Fulminante, raffigura un Cristo arrabbiato su uno sfondo di fiamme arancioni che scaglia fulmini dalle nubi grigie. Accanto c’è la Vergine che sembra implorarlo di fermarsi. Il dipinto successivo raffigura il Sermone di Giovanni Battista, vestito con un drappo rosso fuoco in contrasto con le pareti scure di una grotta. In basso c’è l’autoritratto di Preti che ha un sorriso ironico. Forse il più celebre dei suoi dipinti è quello che si conserva nella Galleria degli Uffizi a Firenze. E un autoritratto in cui il pittore indossa il costume dei Cavalieri di Malta( egli visse e lavorò molti anni sull’isola, dove morì nel 1699).

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