Nacque a Firenze, il 21 luglio del 1515 e, già da piccolo subì l’influenza dei Benedettini e la formazione religiosa dei Domenicani del Convento di San Marco, dove, poco tempo prima era stato priore Girolamo Savonarola, diventato poi, eretico. All’ età di 18 anni, il padre lo mandò a San Germano, da uno zio, ad imparare il mestiere di mercante ma, la sua vocazione era ben altra. Gli interessava di più realizzare tesori per il cielo, dove “nè tignola nè ruggine consumano e dove ladri non scassinano e non rubano”. L’anno successivo abbandonò lo zio e gli affari e partì per Roma. Trovò alloggio in casa di un nobile fiorentino che si era stabilito nella città eterna e vi trascorse molti anni in isolamento, in preghiera e penitenza; si dedicò allo studio della filosofia e della teologia. Raggiunse livelli pari ai maggiori teologi dell’epoca e, i maestri della Sapienza e dello Studium Agostiniano, erano sbalorditi della conoscenza e degli alti livelli dell’umile toscano che viveva come un mendicante. La mattina, appena sveglio si rivolgeva a Dio con queste parole: ” Signore, tenete le mani sopra Filippo, perchè se no Filippo, oggi, vi tradisce”. Si consegnava completamente al Signore, ma non voleva ufficializzare la sua vocazione, non voleva essere prete, nè andare in convento. La catacomba di San Sebastiano era il suo luogo preferito di raccoglimento e, proprio lì, alla vigilia di Pentecoste del 1544, Gesù gli fece sperimentare un’ estasi sovrumana: lo Spirito Santo, sotto forma di palla di fuoco, brillò davanti a lui e si posò sul suo cuore e la quarta e la quinta costola si arcuarono per far posto al cuore ingrossato. Le sue due costole arcuate sono preziose reliquie conservate una, presso l’Oratorio di Roma e l’altra in quello di Napoli. Fu a questo punto che, Filippo sentì che era giuto il momento di iniziare la sua missione evangelizzatrice. Scelse i quartieri più poveri, predicava all’aperto e otteneva conversioni che sembravano impossibili. Diffondeva intorno a sè la gioia della santità, tutti volevano stargli accanto per sentirlo parlare delle cose del Cielo; fu un apostolo laico amatissimo. Sant’ Ignazio di Loyola gli propose molte volte di entrare a far parte della Compagnia di Gesù, ma egli preferì proseguire nella sua condizione apparente di pietoso lazzarone. Nel 1548 fondò la Confraternita della Santissima Trinità, destinata ad assistere i malati e i pellegrini; vi aderirono molti giovani laici e prestavano servizio presso gli Ospedali degli Incurabili . Molte persone, affascinate dalle sue parole, abbracciarono la vita consacrata, ma lui restava laico. Per questa ragione Sant’ Ignazio lo soprannominò la Campana (come la campana suona, chiama i fedeli in chiesa, ma resta al suo posto). Ma, quando compì trentasei anni, nel maggio del 1551, ricevette l’ordinazione sacerdotale e , nel 1575, fondò la Congregazione dell’Oratorio. Ai discepoli poveri si aggiunsero tanti nobili, artisti, cardinali. Fu sua l’iniziativa del Pellegrinaggio alle sette chiese: si partiva dalla Basilica di San Pietro, con la lettura e la spiegazione della Sacra Scrittura, poi, cantando inni e salmi, si dirigevano alla Basilica di San Paolo dove si teneva una conferenza sulla storia della Chiesa, la vita dei Santi o la Bibbia. A mezzogiorno si celebrava la Messa nella Chiesa di San Lorenzo o in quella di S. Stefano, veniva consumato un pasto frugale, animato dalla gioia contagiosa di San Filippo. Nel primo pomeriggio, accompagnati da un corteo musicale,passavano per San Giovanni in Laterano e Santa Croce in Gerusalemme. Si concludeva la sera, con la meditazione nella Basilica di Santa Maria Maggiore. Migliaia di persone lo seguivano e numerose furono le conversioni. Tra i seguaci di Filippo Neri furono ben quattro futuri Papi: Gregorio XIII, Gregorio XIV, Clemente VIII, Leone XI e tanti futuri santi:San Camillo De Lellis, San Pietro Canisio, San Roberto Bellarmino, San Felice da Cantalice e San Francesco Caracciolo. San Filippo otteneva da Dio molti miracoli e lui, per evitare l’ ossequio delle folle, diceva che la sua borsa era piena di preziose reliquie. La sua spiegazione convinse molte persone, fino al giorno in cui fecero una grande scoperta: la borsa era vuota!

Da ” la vita ci sorride”

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