Antonio Moretta
Immigrazione e migranti. I “Media” sono intasati giornalmente da una miriade di interventi sul tema migranti con rubriche che riempiono TV e giornali in ogni spazio della giornata. Si sente di tutto e del suo rovescio. Prima di fare critiche avventate sul tema dei migranti spesso dominate da istinti umorali anziché dalla razionalità, bisogna fare una considerazione prioritaria: Se si mischia il vino rosso con il vino bianco bisogna convincersi (ed essere quindi sicuri) che si berrà un vino “rosè”. Pertanto supponendo che un popolo abbia esemplificatamene un livello “100” di “CIVISMO” (noi europei ci abbiamo messo secoli, guerre e sangue per giungere al livello in cui oggi siamo) quando si aprono i confini alla migrazione da paesi a minore livello di civismo (tutti i migranti dell’esodo biblico in corso orientato in Europa e non solo in Italia) si deve mettere a preventivo che il nuovo valore medio di civismo della popolazione che ne deriverà sarà sicuramente meno del 100 dell’esempio fatto. Occorrono tanti anni (almeno 2 generazioni) per tornare al comune valore di “100” . Non dobbiamo gridare alla sorpresa quando la “migrazione” sorpresa non è. Non dobbiamo mettere in atto politiche terroristiche di sbarramento, dobbiamo invece metterci al lavoro (tutti, Europa compresa) alacremente e godere della diversità che accompagna il fenomeno migrazione ma farlo attraverso leggi e decreti attuativi in linea con i tempi e che tendano ad una rapida ma “graduale integrazione”. Tutto però va fatto e condiviso almeno a livello continentale. Non dobbiamo mai dimenticare le illuminanti parole di Santo Papa Giovanni Paolo II: “la misericordia è la unione indispensabile dell’amore…è come se fosse il suo secondo nome”. Ovviamente i carichi umani delle ONG dei tempi recenti non sono Misericordia ma mero interesse di bottega. Dietro alla facciata della solidarietà ci sono: contrabbandi, caporalato, immissioni di droga e uomini per lo spaccio, prostituzione, arricchimento di negrieri, interessi politici (voti), sgretolamento di regole e costumi, guerre di religione, tentativi di terrorismo etc. L’Europa uscente dalle ultime elezioni di maggio 2019 dovrà mettere prioritariamente in pratica aiuti e sostegni adeguati ai paesi diseredati per incrementare sul posto la qualità della vita ma deve farlo nei posti origine del fenomeno che porta alla migrazione e, dove purtroppo si è insediata la guerra civile e le atrocità che ogni giorno sentiamo dai Media, trovare le risoluzioni a livello mondiale (ONU, Nato, Commonwealth etc.). Bisogna produrre una pace possibile da raggiungere con la diplomazia e la politica quindi senza l’uso delle armi che nei casi limite devono servire solo come deterrente. 1Certo questo appare difficile ma non impossibile . Un grande insegnamento in tal senso ci viene da Sua Santità Papa Francesco che senza spada ma con la parola e l’esempio insemina nel mondo temi di pace e di concordia tra i popoli. L’intervento del volontariato pubblico e privato infatti è emblematico e dimostrativo perché vale di più ciò che fanno i nostri volontari che qualunque azione militare singola (vedi la Francia in Libia) e le guerre per la importazione della democrazia (vedi USA in IRAQ). Mi si dirà che L’ISIS ed il terrorismo non si eliminano con la parola e con l’esempio, questo è vero. Però si può certamente disporre (attraverso gli indispensabili atti diplomatici globali fatti con accordi al minimo europei) di mezzi, uomini e infrastrutture per poter organizzare vaste aree costiere nel nord Africa di assembramento dei migranti presiedute militarmente dalla ONU/NATO o altre organizzazioni mondiali, dotate di adeguati piani di aiuto di uomini, mezzi e strutture di governo. Bisogna ora ricordare a mo’ d’esempio i piani ERP degli alleati del nostro dopoguerra (1940/45) che ci hanno permesso di svilupparci in fretta e far crescere una democrazia vivibile ricevendo assistenza e materiali e mezzi diversi da quelli solitamente improvvisati dalle varie frotte di volontari. Occorre in buona sostanza accompagnare i migranti nei nostri continenti secondo piani organici ben studiati e concordati tra i paesi componenti l’aiuto. Infine aiutare i migranti ad inserirsi pian piano nelle nostre comunità. La fase indispensabile è quella svolta nei centri costieri (sorvegliati militarmente) dove si può accogliere il migrante e quindi riconoscere, registrare, dotare di documenti idonei e mezzi per i viaggi programmati fatti in pieno accordo coi paesi ospitanti e stabiliti prima. Chi scappa dalle guerre e violenze non è un nemico e deve trovare solidarietà, ma chi senza farsi preventivamente riconoscere (notare che nei barconi tutti nascondono la faccia per evitarlo) sbarca clandestinamente nel nostro paese e viene per delinquere o spacciare non deve essere accolto ma deve essere ricondotto nel paese da dove ha cercato di scappare. Si potrebbe obiettare che c’è un costo rilevante da sostenere. La risposta è no! Non è vero perché il costo sociale che l’Italia in particolare, ma tutta l’Europa sta sopportando, è enormemente superiore a quello che potrebbe essere un aiuto organizzato con risultati enormemente superiori. Quanto costa ad una nazione europea l’arretramento del valore medio di “Civismo”??? Se si dovese calcolare scopriremmo che il valore uscente sarebbe talmente grosso da annegare qualunque intervento massiccio sui luoghi di residenza dei migranti e sulla creazione di aree costiere di selezione . Non va dimenticato il valore umano delle operazioni di aiuto e di inserimento nella nostra comunità dei derelitti migranti. 2Nell’introduzione della “Populorum progressio” di Papa Paolo VI (26 marzo 1967) questo grande Papa disse: ”I popoli della fame interpellano oggi in maniera drammatica i popoli dell’opulenza. La chiesa trassale davanti a questo grido d’angoscia e chiama ognuno a rispondere con amore al proprio fratello”. Ad oggi non si è fatto quasi niente e son passati quasi 50 anni. Non si può permettere a chicchessia di assistere a questo infame modo di cercare una vita migliore con il rischio di morte senza intervenire e fare qualcosa. Dobbiamo mettere a preventivo che c’è un prezzo sociale di civismo da pagare e dobbiamo pagarlo perché “Non c’è pace senza giustizia e non c’è giustizia senza misericordia”. La questione immigrazione deve diventare una priorità, i palliativi ONG, Onlus, volontariato etc. sono cose utili ma di portata limitata. Ogni azione rivolta ai migranti deve comunque essere esercitata secondo un criterio prestabilito a livello continentale e non abbandonata alla singola iniziativa spesso improduttiva e deleteria (come è oggi) anziché salvifica di valori e di esseri umani indigenti. Antonio Moretta (interventi sul tema migranti con rubriche che riempiono TV e giornali in ogni spazio della giornata. Si sente di tutto e del suo rovescio. Prima di fare critiche avventate sul tema dei migranti spesso dominate da istinti umorali anziché dalla razionalità, bisogna fare una considerazione prioritaria: Se si mischia il vino rosso con il vino bianco bisogna convincersi (ed essere quindi sicuri) che si berrà un vino “rosè”. Pertanto supponendo che un popolo abbia esemplificatamene un livello “100” di “CIVISMO” (noi europei ci abbiamo messo secoli, guerre e sangue per giungere al livello in cui oggi siamo) quando si aprono i confini alla migrazione da paesi a minore livello di civismo (tutti i migranti dell’esodo biblico in corso orientato in Europa e non solo in Italia) si deve mettere a preventivo che il nuovo valore medio di civismo della popolazione che ne deriverà sarà sicuramente meno del 100 dell’esempio fatto. Occorrono tanti anni (almeno 2 generazioni) per tornare al comune valore di “100” . Non dobbiamo gridare alla sorpresa quando la “migrazione” sorpresa non è. Non dobbiamo mettere in atto politiche terroristiche di sbarramento, dobbiamo invece metterci al lavoro (tutti, Europa compresa) alacremente e godere della diversità che accompagna il fenomeno migrazione ma farlo attraverso leggi e decreti attuativi in linea con i tempi e che tendano ad una rapida ma “graduale integrazione”. Tutto però va fatto e condiviso almeno a livello continentale. Non dobbiamo mai dimenticare le illuminanti parole di Santo Papa Giovanni Paolo II: “la misericordia è la unione indispensabile dell’amore…è come se fosse il suo secondo nome”. Ovviamente i carichi umani delle ONG dei tempi recenti non sono Misericordia ma mero interesse di bottega. Dietro alla facciata della solidarietà ci sono: contrabbandi, caporalato, immissioni di droga e uomini per lo spaccio, prostituzione, arricchimento di negrieri, interessi politici (voti), sgretolamento di regole e costumi, guerre di religione, tentativi di terrorismo etc. L’Europa uscente dalle ultime elezioni di maggio 2019 dovrà mettere prioritariamente in pratica aiuti e sostegni adeguati ai paesi diseredati per incrementare sul posto la qualità della vita ma deve farlo nei posti origine del fenomeno che porta alla migrazione e, dove purtroppo si è insediata la guerra civile e le atrocità che ogni giorno sentiamo dai Media, trovare le risoluzioni a livello mondiale (ONU, Nato, Commonwealth etc.). Bisogna produrre una pace possibile da raggiungere con la diplomazia e la politica quindi senza l’uso delle armi che nei casi limite devono servire solo come deterrente. 1Certo questo appare difficile ma non impossibile . Un grande insegnamento in tal senso ci viene da Sua Santità Papa Francesco che senza spada ma con la parola e l’esempio insemina nel mondo temi di pace e di concordia tra i popoli. L’intervento del volontariato pubblico e privato infatti è emblematico e dimostrativo perché vale di più ciò che fanno i nostri volontari che qualunque azione militare singola (vedi la Francia in Libia) e le guerre per la importazione della democrazia (vedi USA in IRAQ). Mi si dirà che L’ISIS ed il terrorismo non si eliminano con la parola e con l’esempio, questo è vero. Però si può certamente disporre (attraverso gli indispensabili atti diplomatici globali fatti con accordi al minimo europei) di mezzi, uomini e infrastrutture per poter organizzare vaste aree costiere nel nord Africa di assembramento dei migranti presiedute militarmente dalla ONU/NATO o altre organizzazioni mondiali, dotate di adeguati piani di aiuto di uomini, mezzi e strutture di governo. Bisogna ora ricordare a mo’ d’esempio i piani ERP degli alleati del nostro dopoguerra (1940/45) che ci hanno permesso di svilupparci in fretta e far crescere una democrazia vivibile ricevendo assistenza e materiali e mezzi diversi da quelli solitamente improvvisati dalle varie frotte di volontari. Occorre in buona sostanza accompagnare i migranti nei nostri continenti secondo piani organici ben studiati e concordati tra i paesi componenti l’aiuto. Infine aiutare i migranti ad inserirsi pian piano nelle nostre comunità. La fase indispensabile è quella svolta nei centri costieri (sorvegliati militarmente) dove si può accogliere il migrante e quindi riconoscere, registrare, dotare di documenti idonei e mezzi per i viaggi programmati fatti in pieno accordo coi paesi ospitanti e stabiliti prima. Chi scappa dalle guerre e violenze non è un nemico e deve trovare solidarietà, ma chi senza farsi preventivamente riconoscere (notare che nei barconi tutti nascondono la faccia per evitarlo) sbarca clandestinamente nel nostro paese e viene per delinquere o spacciare non deve essere accolto ma deve essere ricondotto nel paese da dove ha cercato di scappare. Si potrebbe obiettare che c’è un costo rilevante da sostenere. La risposta è no! Non è vero perché il costo sociale che l’Italia in particolare, ma tutta l’Europa sta sopportando, è enormemente superiore a quello che potrebbe essere un aiuto organizzato con risultati enormemente superiori. Quanto costa ad una nazione europea l’arretramento del valore medio di “Civismo”??? Se si dovese calcolare scopriremmo che il valore uscente sarebbe talmente grosso da annegare qualunque intervento massiccio sui luoghi di residenza dei migranti e sulla creazione di aree costiere di selezione . Non va dimenticato il valore umano delle operazioni di aiuto e di inserimento nella nostra comunità dei derelitti migranti. 2Nell’introduzione della “Populorum progressio” di Papa Paolo VI (26 marzo 1967) questo grande Papa disse: ”I popoli della fame interpellano oggi in maniera drammatica i popoli dell’opulenza. La chiesa trassale davanti a questo grido d’angoscia e chiama ognuno a rispondere con amore al proprio fratello”. Ad oggi non si è fatto quasi niente e son passati quasi 50 anni. Non si può permettere a chicchessia di assistere a questo infame modo di cercare una vita migliore con il rischio di morte senza intervenire e fare qualcosa. Dobbiamo mettere a preventivo che c’è un prezzo sociale di civismo da pagare e dobbiamo pagarlo perché “Non c’è pace senza giustizia e non c’è giustizia senza misericordia”. La questione immigrazione deve diventare una priorità, i palliativi ONG, Onlus, volontariato etc. sono cose utili ma di portata limitata. Ogni azione rivolta ai migranti deve comunque essere esercitata secondo un criterio prestabilito a livello continentale e non abbandonata alla singola iniziativa spesso improduttiva e deleteria (come è oggi) anziché salvifica di valori e di esseri umani indigenti. Antonio Moretta (12.06.2019)