index.jpgindexindexTra le molte accuse rivolte alla coltivazione di OGM vi è quella che ridurrebbero la biodiversità

La biodiversità in agricoltura

Per biodiversità si intende quella infinita varietà di piante, animali e microorganismi che popolano il pianeta e che trovano, dinamicamente tra loro, degli spontanei punti di equilibrio e di coesistenza tra le differenti specie, all’ interno di particolari sistemi. Si tratta per lo più di varietà non commerciali e non commestibili  di ogni organismo che abbondano nei terreni incolti e nelle foreste.

Naturalmente, in assenza dell’uomo, si svolgono feroci battaglie per la vita tra differenti organismi e, l’unico criterio di regolamentazione è la tendenza di ogni organismo a raggiungere la fase di riproduzione, in condizioni ottimali.

I fossili ci dicono che la storia del Pianeta è  un interminabile susseguirsi di estinzioni e nascite di nuove specie; ad esempio l’estinzione dei dinosauri è avvenuta in assenza di una  qualsiasi forma di vita antropomorfa. Anche ai giorni nostri nascite ed estinzioni proseguono e si privilegiano alcuni organismi a danno di altri. Ma la gran parte della riduzione della biodiversità delle piante coltivate è avvenuta molto prima della comparsa delle piante OGM. L’ agricoltura in sé è stata uno dei più gravi dissesti  ambientali che l’uomo abbia commesso e, pensare di non incidere sugli equilibri ecologici, scegliendo l’alimentazione vegana, è solo un modo per tentare di ridurre in piccola parte l’impatto ambientale della nostra specie.

L’accusa agli OGM di ridurre drasticamente la biodiversità appare infondata.

 

Agricoltura biologica come nuova religione.

 Nel 1991 venne pubblicato il Regolamento CEE N. 2092/91 relativo al metodo di produzione biologico di prodotti agricoli e alla indicazione di tale metodo sui prodotti agricoli e sulle derrate alimentari, poi abrogato dal Regolamento 834/2007.

L’esigenza recepita dall’agricoltura biologica è quella di ridurre gli interventi con agrofarmaci in agricoltura, diminuire  l’intensità delle produzioni, introdurre il concetto di stagionalità e il sostegno ad aziende che attuano pratiche e metodiche artigianali più che industriali. Il Regolamento riguarda anche il benessere del parco zootecnico, prevedendo un numero massimo di animali per ettaro.

Gli scopi sono validi, l’idea è buona ed ha il pregio di incentivare alcune produzioni  tipiche e locali che non potrebbero altrimenti reggere all’impatto delle produzioni industriali. Si tratta di produzioni di nicchia e questi approcci potrebbero essere mirati a proteggere coltivazioni rare e tipologie di piante che vanno scomparendo.

Dal punto di vista di un genetista agrario una buona riserva di geni di piante ben adattate al clima  e ai luoghi, da cui ripartire per ottenere nuove varietà che coniughino il nuovo alla tradizione.

In realtà, avvicinandoci ad uno scaffale di un supermercato che vende prodotti da agricoltura biologica, se non fosse indicato da una etichetta che quei prodotti sono stati coltivati con metodo biologico, solo pochissimi lo potrebbero capire . Non esistono dei veri semi biologici e, chi conduce l’azienda con questi metodi, deve evitare il più possibile, di usare fertilizzanti di sintesi, OGM e fitofarmaci troppo invasivi, ma utilizza gli stessi semi della multinazionali sementiere o dell’agrochimica. In agricoltura biologica è consentito l’uso di farine animali come fertilizzanti ma questa pratica è ignota alla gran parte dei consumatori di alimenti biologici che dunque non sono adatti al consumo da parte dei vegani.

A far gola a troppi , sono i prezzi elevati e le sovvenzioni che un tipo di agricoltura può ottenere. Gli aspetti commerciali hanno stravolto l’approccio iniziale e, l’ ingresso delle grandi catene di distribuzione nella produzione di alimenti  da agricoltura biologica, ha sconvolto i sani principi fondatori. Le vere coltivazioni biologiche sono effettuate da agricoltori di grande capacità e competenza, ma che non possono rispettare i tempi, le scadenze, le pezzature e l’apparenza estetica che la grande distribuzione esige. Di conseguenza, i bravi microproduttori di vero biologico, vengono sistematicamente schiacciati dalla grande distribuzione che, da tempo, ha fiutato il business sia in Europa sia negli USA.

I G.A.S (gruppi di acquisto solidale), svolgono la preziosa opera  di mettere in contatto produzione primaria e domanda, rispettando la stagionalità e le produzioni possibili, secondo le aree geografiche del paese; purtroppo non è raro imbattersi in frutti esotici ,completamente fuori stagione, sugli scaffali dei supermercati, nelle aree dedicate al biologico. Questi hanno causato scandali a ripetizione  con la conversione di decine di migliaia di tonnellate di cereali coltivati con metodi tradizionali in cereali biologici, cambiando solo i documenti di viaggio del vettore. La buona immagine di cui godono i prodotti da agricoltura biologica deriva anche dal pensiero che non siano stati usati pesticidi di sintesi, i quali invece sono ammessi.

Una nota dolente dell’agricoltura biologica sta proprio nel sistema di certificazione, che è affidato a un ristrettissimo gruppo di società private che emettono fattura all’agricoltore, per la loro opera di certificazione della correttezza del processo.

 

OGM : UN GRANDE BUSINESS

Gli OGM nascono come soluzione ai limiti evidenziati dalla rivoluzione verde e dal fatto che, per mantenere le produzioni agricole non si poteva più far ricorso ai soli incroci di differenti varietà. I principali OGM oggi in commercio, hanno ridotto l’uso della chimica in agricoltura e, gli stessi oppositori di tale tecnologia ammettono che si sono risparmiate 56 mila tonnellate di insetticidi in 16 anni, grazie all’uso degli OGM di tipo Bt. Il primo derivato di pianta geneticamente migliorata apparve sugli scaffali dei supermercati statunitensi nel 1994; si trattava del pomodoro Flavr Savr prodotto dall’azienda biotech californiana Calgene. Il prodotto maturo marciva più lentamente per l’introduzione di un gene antisenso. Ma la varietà di partenza del pomodoro da modificare non era una varietà gustosa ed apprezzata ed ebbe vita breve . Solo 2 anni dopo l’azienda Monsanto, con sede a Saint Louis, Missouri, cominciò la coltivazione della soia geneticamente migliorata, pianta che tutt’oggi è leader indiscussa delle coltivazioni di Ogm nel mondo. Le università e i centri di ricerca di tutto il mondo si lanciarono nella corsa per brevettare innovazioni ed applicazioni, diventando i depositari di molte tecnologie utili per lo sviluppo di vari OGM. Negli anni Ottanta si assistè ad un grande fermento applicativo con la creazione di spinn-off strettamente legati all’attività di ricerca accademica. Una tempesta industriale si abbattè sul settore della chimica, delle biotecnologie e dell’ industria  sementiera , dall’inizio degli anni Novanta fino alla fine dello scorso millennio. Famosi attivisti di Green Peace: Bjorn Lomborg e Terry Lynas uscirono dall’organizzazione che aveva fatto opposizione agli OGM perché la posizione pregiudiziale era priva di basi scientificamente fondate.

 

La politica e gli OGM

In Italia , con l’eccezione dell’Associazione Luca Coscioni, per la libertà di ricerca scientifica, da sempre quasi tutta la classe politica è contraria agli OGM usati  sia per coltivazioni commerciali sia per la ricerca scientifica pubblica. Così si è accanita sugli attori più deboli della partita : coltivatori e ricercatori. Nel 1994 un disastro sanitario e commerciale  fu causato dal cosiddetto morbo della mucca pazza, in Gran Bretagna , derivante dal fraudolento metodo di produzione delle farine animali u sate come mangime. In pratica tutti i residui di macellazione (sangue, pelle, ossa ,corna , ecc ) venivano essiccati a 70 °C., invece che a 120°C. ,per risparmiare sui costi, consentendo così che le proteine prioni, responsabili della malattia detta “ scrapie “negli ovini, sopravvissero al trattamento ed entrarono nei mangimi diffondendo l’encefalopatia spongiforme bovina. Questa patologia trasmettendosi all’uomo, causò alcune centinaia di casi di malattia con oltre un centinaio di decessi in tutta Europa.

Nel 1995 arriva in Europa la richiesta di poter coltivare e commercializzare  il mais Bt, resistente ai parassiti della parte aerea e, sempre nel 1995, arriva in Europa la richiesta di poter coltivare e commercializzare il mais denominato MON 810. La richiesta della multinazionale Monsanto venne accolta nel 1998 e da quell’anno l’Europa coltiva mais ogm del tipo Bt su vaste superfici che si trovano in Spagna ,Germania, Francia e  Portogallo . Dal 1996 comincia la coltivazione, nel mondo, di soia  resistente all’erbicida glifosate e , da allora, le coltivazioni ogm si sono diffuse in tutto il mondo. Tutti gli ogm sono autorizzati alla commercializzazione, incluso l’uso di cotone ogm, usato per medicare ferite con tamponi e cerotti, per l’ abbigliamento, come semi per la mangimistica o per la produzione di banconote.Dal 1996 comincia in tutta Europa una progressiva inclusione di ogm, soprattutto nei mangimi, di soia, mais e semi di cotone ed anche l’olio di colza, usato per frittura e preparazioni industriali ;il permesso alla commercializzazione in Italia è consentito dal decreto Amato (4 agosto 2000).Fu un mostro giuridico perché la politica italiana era impreparata a gestire la vicenda degli ogm. Fu discussa la commercializzazione di sette alimenti derivati da ogm, si diede il via a tre oli di colza e si vietarono i quattro derivati di mais ( successivamente spiegarono  che contenevano DNA a livelli così bassi da non creare rischi sanitari ; come se fosse il DNA ad essere tossico ). Quattro anni dopo i mais vennero autorizzati anche in Italia per il commercio ed il consumo animale ed umano. Tra il ’ 92 e il 2003 si sono svolte quasi 300 sperimentazioni, in pieno campo su 24 tipi di piante differenti. Italia e Francia erano i paesi leader nelle sperimentazioni in pieno campo ma poi questa posizione di rilievo , all’interno della genetica agraria si è persa e l’Italia è fuori dal settore sperimentale, mentre importa milioni di tonnellate di mangimi ogm. La politica italiana  si scontra con la comunità scientifica e si scaglia a testa bassa contro gli ogm dai quali già dipendevano le nostre produzioni di qualità di latte, carni, prosciutti e  formaggi per glorificare un unico tipo di agricoltura ( quella biologica ).La politica, tra il 2001  il 2011  cercherà di blindare la sua opposizione agli ogm attraverso un intricato  quadro normativo , tanto complesso quanto incoerente. Dal 2010 i coltivatore italiani pro ogm, stanno pagando il prezzo più alto dell’assenza di innovazione in agricoltura e vedono chiudere , ogni anno, 40000 aziende. Nessuno, però , poteva immaginare, nel 2013, la nomina , da parte del Presidente Giorgio Napolitano di Elena Cattaneo, un vero scienziato nel pieno della sua carica scientifica e tensione morale. Autorevole, trasparente e sincera fino ad essere irriverente, ha ribaltato il tavolo della vicenda degli ogm ,in Italia. Da sola ha ribaltato lo stesso Senato  che, due anni prima, aveva votato all’ unisono, contro ogni forma di ogm. La senatrice   Cattaneo chiede a più riprese che siano etichettati come derivati da ogm, tutti gli alimenti che provengono da animali nutriti con ogm. Una misura che, se adottata, mostrerebbe che quasi tutti i prodotti più prestigiosi e di più alta qualità, vanto del made in Italy, dovrebbero portare la dicitura “ derivato da OGM “.

 

OGM E SALUTE UMANA

La polemica sulla sicurezza degli ogm per la salute umana, in questi anni si è assopita anche perchè sono oltre cinquanta i tipi di OGM importati in Italia ed autorizzati per il consumo anche umano e, molti di questi costituiscono la base della nostra mangimistica: l’intera filiera, dalla multinazionale che produce i semi, agli Stati produttori, non ha mai riscontrato problemi di ordine sanitario. un’ulteriore indicazione, non trascurabile, viene dal fatto che, nel 2013 il 70% di tutto il cotone mondiale mondiale deriva da cotoneBt e, il cotone usato per tamponare o medicare ferite è mediamente in larga parte ogm.. Se si fosse usato cotone con proteine allergeniche, avremmo avuto ripercussioni inimmaginabili a livello medico e, sicuramente molti episodi di shock anafilattico

Tutti gli OGM commercializzati al mondo, devono rispettare un protocollo messo a punto dalla FAO e dall’OMS, che tiene conto dei progressi scientifici fatti quotidianamente dalla ricerca internazionale. l’Italia esce dall’Expo 2015 senza un’azienda sementiera nazionale, senza un’agenzia per la sicurezza nazionale e con il più alto numero di allarmi alimentari, tra tutti i paesi europei. l’Italia dipende, per le sue scarse produzioni, dall’importazione di moltissime derrate tanto da avere la bilancia commerciale agroalimentare in deficit per almeno 4/6 miliardi di euro. Invece all’Expo avrebbe potuto proporre una strategia per nutrire il Pianeta, poggiandola sulle teorie dei grandi genetisti agrari tra cui Strampelli e Borlaug. Il paese di Galilei, infine, avrebbe potuto puntare sulla ricerca scientifica. Per ora è escluso dalle importanti sfide per la produzione di cibo e continuare a nascondere la testa sotto la sabbia potrà solo aggravare il nostro deficit commerciale, scientifico, tecnologico e di proprietà intellettuale.

Carmela Costanzo

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