
Le Xilo giapponesi nel mondo illustrato dagli Ukyo-E
Roma 4 dicembre 2017- Circolo Ministero degli Esteri
By Carmela Costanzo
L’ Arte non conosce barriere: la Bellezza è universale!
Il Club per l’Unesco di Roma e il Club per l’Unesco di Terracina hanno organizzato un Vernissage quale riconoscimento al ruolo del Giappone, primo Club per l’Unesco nel mondo:” le Xilo giapponesi nel mondo illustrato dagli Ukyo-E” Sono intervenuti il prof. Pasquale Basile (Presidente Club per l’Unesco di Terracina), l’avv. Maura Gentile (Presidente del Club per l’Unesco di Roma), il prof. Francesco Tetro (Direttore dei Musei Civici di Latina), l’Ambasciatore Umberto Vattani (Presidente Fondazione Italia Giappone), il Ministro Plenipotenziario del Ministero degli Affari Esteri Enrico Vicenti ( Segr. Gen. Commissione Nazionale Italiana per l’ UNESCO ), il Vice prefetto della Città di Roma dott. Enza Caporale, il Direttore dell’Istituto di Cultura Giapponese Jun Takeshita. Il maestro Pasquale Basile ha messo a disposizione una preziosa collezione di xilografie che ci consente di conoscere il mondo nipponico con immagini femminili, scene esotiche , paesaggi innevati e le vedute del Monte Fuji. In alcune stampe è rappresentato il celebre sport giapponese “Lottatori di Sumo”; in altre, scene di vita sociale e familiare, le fogge degli abiti e le tradizioni del Mondo Fluttuante. Il Ministro E. Vicenti ha molto apprezzato la mostra che rappresenta un omaggio al Giappone per la nascita del 1° Club Unesco, a Sendai, dopo la 2° Guerra Mondiale. Da allora i Club per l’Unesco sono diventati 2000 in 100 paesi. I Club rappresentano un veicolo formidabile per la diffusione degli ideali dell’Unesco e per le iniziative che promuovono l’educazione a tutti i livelli, la crescita culturale, le scienze, l’informazione e la comunicazione. La ricerca della pace nel mondo non può essere incentrata soltanto sui rapporti politici ed economici ma richiede il consenso dei popoli per essere fondata sulla” solidarietà intellettuale e morale dell’umanità”. Unesco non è solo scoperta dei siti ma accettazione delle altre culture. Il ruolo dei Club trova conferma nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Sostenibile che, all’obiettivo 16 fa riferimento alla necessità di promuovere società pacifiche ed inclusive per lo sviluppo sostenibile. Il vernissage del Circolo degli Esteri è un esempio degli scambi culturali che dal tempo dei tempi caratterizza la storia dell’Umanità. I primi viaggiatori europei operarono un trait-d’union con i lontanissimi paesi dai raffinati stili di vita e, crearono scambi culturali attraverso l’arte, tanto da influenzarne ed arricchirne le spinte creative. Negli ultimi decenni dell’ 800 l’arte giapponese si diffuse tra i movimenti artistici occidentali che si ispiravano al mondo della Natura. La produzione artistica del Sol Levante comparve nelle varie Esposizioni Universali di Londra (1862), Parigi (1867), Vienna (1872), Filadelfia (1876), Chicago (1893), Torino (1902), Roma (1911). Frank Lloyd Wright (1867-1959) confidò che le stampe giapponesi furono, per lui, fonte d’ispirazione. Fece il suo ingresso la dottrina della semplificazione, dell’eliminazione di ciò che era insignificante. Nei suoi numerosi viaggi acquistò più di 700 stampe presenti al Metropolitan Museum di New York e al Museum of Fine Arts di Boston. In Italia l’accoglienza all’arte giapponese si ebbe sul finire del primo decennio del XX secolo. Vittorio Grassi fu un noto collezionista di opere di Kutsushika Hokusai. Questa” nuova” arte fece conoscere la tecniche incisorie. Nel 1910 Van de Velde in “Essays” sottolineava: “Occorre la potenza della linea giapponese, la potenza del suo ritmo e dei suoi accenti, per scuoterci e per suggestionarci”. La linea giapponese fu ” un soffio di salute, la pioggia sulla terra inaridita e anelante”. I colori, le innovazioni compositive e la linea fluida dei prodotti grafici entusiasmarono l’Occidente tanto da sorprendere gli stessi giapponesi. Il loro modo di rappresentare il reale, di imitare la Natura in modo semplificato è il punto di partenza del Futurismo. L’artista occidentale comincia ad abbandonare la terza dimensione, riduce lo spazio senza aspirare al rilievo. In Europa, invece, si cerca il rilievo e l’illusione oculare. Gli appassionati di nipponismo cominciano a collezionare le Katagami e le ricerche di stilizzazione e di astrazione influenzarono i grafici europei dell’Art Noveau (Henry Van Velde, Otto Eckmann , Gustav Klimt). Anche nelle foto degli studi e degli interni delle case di molti artisti che si dedicarono ai disegni per tessuti per vestiti, perfino nelle ceramiche da rivestimento, comparvero le stampe giapponesi. Furono adottati colori meno usati ed accostamenti inediti come il blu e il verde, il viola e il verde, il viola ed il marrone. Anche le composizioni Liberty subiranno il fascino della grafica giapponese. Dalle ricerche della dott. Isabella Tegani emerge che le Xilografie policrome, le ukiyo-e, immagini del mondo fluttuante, arrivarono in Occidente quando il Giappone decise di aprirsi ad esso, dopo 250 anni di isolamento. L’influsso dell’ornato nipponico si propagò nelle arti figurative, nell’abbigliamento, nella gioielleria, nella letteratura, nell’architettura. La ricchezza cromatica delle stampe giapponesi divenne il focus della pittura impressionista; anche la filosofia Iki diffonde il suo credo: vivere nel presente, ondeggiare senza curarci della miseria ed evitare di scoraggiarsi. Vivere in armonia con la natura e con i suoi elementi: i fiori, le rocce, gli animali, le piante, gli agenti atmosferici perché posseggono una natura divina. La geisha rappresenta l’incarnazione della bellezza suprema che si manifesta in piccoli cenni: la posizione della mano, lo sguardo, la capigliatura, l’abbigliamento, la postura. La seduzione Iki si coglie nelle forme femminili slanciate e seducenti delle stampe di Utagawa Kunisada (17866-1865), nei piccoli lembi delle sottane intime che spuntano dal Kimono severo. Si può cogliere, in questi particolari, il dualismo tra la forza dello spirito e la fragilità della carne. L’ Italia dunque subì il fascino dell’Art Nouveau ma reinterpretò in modo personale lo spirito della cultura giapponese. Lo stile Liberty o floreale per un verso si ispira al mondo floreale e vegetale, dall’altro, attraverso una linea sinuosa in Giacomo Balla diventa simbolo di grande forza endogena. Questo concetto della linea non esisteva nella cultura giapponese ma, in Occidente le ondulazioni e i movimenti furono fonte di ispirazione e diedero vita a diversi orientamenti artistici che approdarono alle avanguardie. Gli arredi giapponesi come i ventagli, i paraventi e oggetti d’uso furono presenti nella pittura e negli elementi decorativi : si aprirono le porte ad una nuova cultura. Si ebbe così il superamento dell’etnocentrismo e si riconobbe pari dignità a una cultura figurativa diversa da quella occidentale. Claude Monet ritrasse la propria moglie con Kimono e ventagli ed Edouard Manet il suo studio arredato con oggetti orientali; l’interesse fu rivolto all’estetica del fluttuante, dell’effimero e ciò era una assoluta novità nella pittura occidentale. Crollò il mito di poter geometrizzare la realtà: il senso della profondità non fu più dato dall’uso della prospettiva matematica e illusionistica ma dal sovrapporsi delle immagini. Ne sono testimonianza le opere di Edgar Degas, di Henri de Tolouse-Lautrec e di Jules Cheret, padri della grafica pubblicitaria moderna. Già alla fine dell’800 alcuni artisti italiani, trasferitisi a Parigi, avevano modificato la propria pittura grazie ai contatti con il mondo impressionista ma, l’ Italia fu accusata di essere provinciale perchè il Japonisme fu limitato a poche manifestazioni artistiche come la Madame Butterfly di Giacomo Puccini. In Toscana il gruppo dei macchiaioli restò affascinato dall’arte giapponese e, in Lombardia, si possono rintracciare segni di questa influenza in alcune opere dei Divisionisti (Poema Invernale di Vittore Grubicy de Dragon, Giovanni Segantini). A Roma nello studio di Giacomo Balla si formarono alcuni tra i più importanti artisti futuristi: Umberto Boccioni, Gino Severini e Fortunato Depero. Balla, grande pittore futurista, ha creato un linguaggio nuovo , desunto da elementi liberty , veristi e neoimpressionisti; la sua pittura è precisa, ottica, fotografica. Egli disse:” Il sentimento del quadro sta nella specie delle linee, delle cose e della luce”. Sono proprio le linee uno degli aspetti che Balla ha in comune con gli artisti giapponesi . La ricerca della forma, il dinamismo delle immagini e le potenzialità del colore sono le caratteristiche che lo avvicinano agli ukiyo-e e sono il punto d’incontro dei due mondi. La linea cresce, volteggia, lievita e si sviluppa in curve che danno il senso del capogiro, della vertigine. Un sentito ringraziamento ai presidenti dei Club per l’ Unesco di Roma e di Terracina: avv. Maura Gentile e prof. Pasquale Basile per aver organizzato una performance ricca di personalità del mondo della cultura e ricca, altresì, di notizie e spunti conoscitivi di approfondimento per la crescita culturale personale.
Carmela Costanzo