L’alba del 2 novembre, all’idroscalo di Ostia, viene trovato il corpo senza vita di Pier Paolo Pasolini su una spianata di terra e di fango con sullo sfondo fatiscenti casupole e baracche della periferia romana.
I suoi versi struggenti:
”cupa è qui la tristezza…non ha che atti estremi,
confusione,
la violenza…la giungla delle anime scure
ormai è su Roma,
la stringe in impure confusioni
in ciechi smarrimenti…
Il suo corpo, impietosamente massacrato, steso nel fango e col volto verso il cielo opaco, di un’alba senza pianto e di sangue…Pasolini avvertiva la sua fine imminente. Cosa lo spingeva, la notte, a cercare quegli incontri? La consapevolezza e l’angoscia di essere nato diviso, di essere solo parte di un’unità che non è mai esistita.”E allora, quando il lavoro è finito e, sembra non lasciarci più spazio che per il sonno, quando ci si alza dai tavoli delle cene perché gli amici non bastano più, quando non basta più nemmeno la figura della madre (con cui si è magari ingaggiata scientemente o incoscientemente, una silenziosa lotta o intrico d’odio e d’amore) e si resta lì soli, prigionieri senza scampo,
dentro la notte che è negra come il grembo da cui veniamo e come il nulla verso cui andiamo, comincia a crescere dentro di noi un bisogno infinito e disperato di trovare un appoggio, un riscontro, di trovare un qualcuno che ci illuda, fosse pure per un solo momento di poter distruggere quella solitudine, di poter ricomporre quell’unità lacerata e perduta. Gli occhi…quegli occhi, la bocca…quella bocca, il corpo…quel corpo, come se fosse proprio lui l’altra parte che ci è mancata e che ci manca. Il bisogno di riempire quel vuoto è violento…ma chi potrebbe segnalarci che dentro quegli occhi, quella bocca si nasconde un assassino? Si parte e non si sa dove si arriva. Per sere e sere…una volta avvenuto l’incontro, l’illusione precipita in se stessa; nella liberazione fisica si è ottenuta una momentanea requie. La sera seguente tutto riprende come riprende il buio nella notte.
E così gli anni passano…le ombre si allungano e più difficile si rende la possibilità che quell’incontro, infinite volte cercato, finalmente si verifichi.
La vicinanza della morte chiama ancora più vita !!
Carmela Costanzo